Le varie fasi del concepimento secondo la Psicologia Funzionale: dalla gestazione al post-parto
Dobbiamo sempre tener presente l'importanza della gravidanza e del parto come momenti di passaggio evolutivi nella vita di una donna, che cambia “stato”: da figlia a madre. La gravidanza rappresenta una delle possibili tappe importanti per la costruzione dell'identità femminile: offre, infatti, l'opportunità di sperimentarsi come madre. La donna si sente felice per il fatto di diventare mamma, ma sperimenta anche (prima del parto) molte sensazioni legate all'essere “piccola” che l’aiutano a percepire il piccolo che sta crescendo dentro di sé. Stern (Stern, 1998) fa notare che “l’assetto materno” non si costituisce nel momento in cui la donna dà alla luce il suo bambino, ma emerge gradualmente durante tutta la gestazione e nei mesi successivi al parto. La nuova identità sboccia durante la gravidanza per configurarsi poi con maggior precisione dopo la nascita del bambino e dispiegarsi pienamente dopo mesi, quando la mamma si rende conto di essere diventata tale (Stern, 1998). Il periodo della gestazione non segna solo l'attesa della nascita del bambino, ma anche l'attesa della nascita della donna come madre e dell'uomo come padre. La gravidanza è, quindi, un periodo ricco di collegamenti al passato e progettazione per il futuro: un ponte tra passato e futuro.
Già dai primi giorni di ritardo del ciclo mestruale, dalle prime lineette sul test di gravidanza, dai risultati delle analisi del sangue o dalla prima ecografia, la trasformazione ha inizio. Da un punto di vista psicologico, possiamo ipotizzare che il primo trimestre di gravidanza si caratterizzi principalmente per l’incredulità unita a nuovi e invasivi disturbi come nausea, senso di stanchezza, sonnolenza o insonnia, facile distraibilità.
Possiamo considerare, invece, il secondo trimestre di gravidanza come l’epoca in cui la donna inizia ad avere un’immagine mentale del bambino: questo grazie anche alla percezione dei movimenti fetali e ai cambiamenti visibili del corpo che si trasforma. Le nausee scompaiono quasi completamente nella maggior parte dei casi, il corpo della donna si arrotonda e si prepara al parto, si forma la placenta che collega la mamma al bambino. Per quanto riguarda il feto, i suoi organi sono ormai formati anche se non completamente sviluppati e il suo compito, da questo momento in avanti, è esclusivamente quello di crescere.
A partire dalla dodicesima settimana di gestazione, grazie a un sistema nervoso sempre più complesso, il nascituro è anche in grado di percepire le "carezze" della mamma comunicando con lei con movimenti sempre più percepibili. Sente i suoni e i rumori che provengono dal mondo esterno e, dalla ventesima settimana, comincia a seguire la sua personale strada di crescita dettata da quello che è il patrimonio genetico che ha ereditato. È attraverso l’ascolto dei movimenti del proprio bambino e il dialogo che si instaura tra i due che si costruisce la relazione tra madre e feto.
Con l’inizio dell’ultimo trimestre, e in particolare dell’ultimo mese di gravidanza, la donna si trova di fronte a nuove modificazioni fisiologiche: il feto aumenta di peso e di volume, le contrazioni fisiologiche si possono accentuare. Ciò porta la donna ad intensificare le sue preoccupazioni verso il parto e a vivere una sensazione di carenza di autonomia, di inadeguatezza e inutilità, di paura per la propria integrità e per quella del figlio.
Nella realtà, come Paola Bovo, insieme a Verena Schmid, Giuliana Mieli, lo stesso Stern e altri studiosi della gravidanza hanno esposto in vari scritti, il timore del dolore fisico e della propria capacità di poterlo affrontare, porta in sé anche il dolore emotivo per la separazione e il concludersi della relazione privilegiata che madre e feto hanno vissuto durante tutti i mesi della gravidanza. Il parto implica una separazione e, come tale, fa paura; ma l’entusiasmo e la curiosità di incontrare il proprio figlio permettono alla donna di controbilanciare queste ansie, rinunciando al bambino immaginato per confrontarsi con il bambino reale.
L’andamento del lavoro Funzionale segue precisamente le varie fasi della gravidanza e si va calibrando sulle settimane di gestazione, in sintonia con i bisogni emergenti e con il complessificarsi dell’esperienza per la donna.
La Metodologia Funzionale, agendo su tutti i piani del Sé con tecniche precise e direzionate, permette quindi, sul piano pratico, di:
- ristabilire una respirazione diaframmatica corretta;
- allentare le tensioni muscolari ammorbidendo il tono della parete dell’utero e facilitando l'apertura del canale del parto;
- riequilibrare l’atteggiamento posturale, incoraggiando movimenti lenti e morbidi;
- ritrovare uno stato emotivo adatto alla situazione, e piacevole;
- recuperare capacità immaginative positive;
- recuperare alcuni Funzionamenti di fondo importanti per il proprio benessere e quello del bambino.
Diventare madre è un'esperienza unica: influenza molti aspetti della vita individuale e di coppia, e non sempre è connotata da caratteri solo positivi. Questo processo, che inizia con la gravidanza e prosegue con la maternità, necessita di un riassestamento di tutte le componenti psico-corporee del Sé, delle loro modalità che hanno caratterizzato la storia precedente della donna.
L’importanza di questo tipo di lavoro è dovuta proprio all’ampiezza degli effetti di prevenzione che si riescono così ad ottenere. Possiamo parlare di prevenzione sulla salute del bambino e ugualmente possiamo parlare di effetti tangibili e positivi sull’esperienza materna e paterna.
Francesca La Vecchia , Zentrum Mensch